I programmi musicali
Sono almeno due le peculiarità che si manifestano nella scelta del repertorio musicale operata da Elena Perri Loverdos per i saggi e gli spettacoli da lei realizzati: l’interesse per il repertorio pianistico e l’attenzione per la musica del suo tempo.
La prima non credo si possa semplicemente ricondurre ad una necessità legata alle contingenze dell’epoca in cui Elena Perri Loverdos visse e insegnò. Il pianoforte è sicuramente ancora negli anni Cinquanta e Sessanta uno strumento obbligato nella didattica della danza - nonché nella sua messa in scena - in assenza di soluzioni ben più dispendiose, quali un ensemble o un’intera orchestra. Ciò nonostante, nella quotidianità della Perri il pianoforte non sembra presentarsi unicamente come uno strumento imposto dalle circostanze. Non soltanto infatti la giovane Elena si diplomò proprio in pianoforte al conservatorio di Atene, ma, come raccontano le testimonianze delle sue allieve, era solita dedicare almeno due ore al giorno alla pratica sullo strumento e alla scoperta di nuovo repertorio. Già per il primo saggio della sua scuola pavese, che si tenne nel giugno 1953 sul palco del Politeama, si previdero allora accanto a pagine più consuete di Fryederyk Chopin, Wolfgang Amadeus Mozart e Robert Schumann, autori meno conosciuti, come Moritz Moszkowski, Ignacy Jan Paderewsky e Vladimir Ivanovič Rebikov. Guardando ai programmi musicali, soprattutto a quelli dei primi anni di insegnamento pavese, appaiono poi numerose pagine tipiche di quello straordinario repertorio pianistico che è nelle mani di ogni pianista appassionato: dalle sonate beethoveniane ai minuetti di Mozart, dal Clair de lune di Claude Debussy al Preludio di Sergej Rachmaninov, passando per gli studi di Chopin e di Carl Czerny, solo per citarne alcune.
Inoltre, i programmi musicali di Elena Perri Loverdos rivelano una particolare attenzione per la musica contemporanea, in particolar modo per alcuni compositori dell’Europa orientale e del Medio Oriente. Accanto ai più ‘vicini’ Benjamin Britten, Jacques Ibert, Henri Sauget e anche ad un lavoro giovanile del pavese Edoardo Farina spiccano i nomi degli ungheresi Béla Bartók e Zoltán Kodály, del russo Dmitrij Borisovič Kabalevskij e degli armeni Aram Il’ič Chačaturjan e Sulchan Zinzadse.