Gli spettacoli

gli anni '80 e '90

A partire dagli anni ‘80, Pavia conclude la propria parabola industriale, travolta dall’inesorabile crisi dell’industria e dall’avanzare del settore terziario; la popolazione inizia a diminuire. Tuttavia, la Scuola di Danza Città di Pavia mantiene la propria politica di promozione culturale attraverso quote di frequenza accessibili, raggiungendo nel 1982 ben settecento iscrizioni.
La gestione di un tale numero di allieve comporta da parte di Elena Perri Loverdos una poderosa organizzazione in occasione dei saggi finali: una settimana di prove in teatro per quattro spettacoli (venerdì e sabato alle ore 21, doppio spettacolo pomeridiano e serale nel giorno di domenica). Per le allieve più grandi, impegnate in tutte le rappresentazioni, i giorni vissuti in teatro costituiscono un momento di intensità e dedizione totale.
La necessità di costruire spettacoli per un numero elevato di corsi richiede anche l’ampliamento del repertorio musicale, che vede l’ingresso del valzer viennese e, tra i compositori, della famiglia Strauss e di Joseph Lanner.


Passo a due

Nel giugno 1980 la scuola partecipa al Terzo festival nazionale di danza classica Tersicore d’oro di Poggio a Caiano, presentando appunto un Omaggio a Willie Boskovski, celebrato direttore dei Wiener Philharmoniker, su musiche di Johann e Joseph Strauss. E ancora, gli spettacoli estivi 1980 sono dedicati al Chiaro di luna su musiche di Respighi e Debussy, e al Passo di valzer, un excursus musicale da Chopin, a Cajkovskij, a Strauss, a Schostakovich.
La danza sta vivendo ovunque un momento di straordinaria diffusione e decentramento rispetto ai teatri tradizionali: grandi coreografi come Roland Petit e Maurice Bejart presentano le proprie creazioni nei palazzetti dello sport; étoiles come Carla Fracci e Liliana Cosi danzano produzioni autonome nelle piazze e nei piccoli teatri; soprattutto, sono gli anni di Maratona d’estate, magistrale trasmissione curata da Vittoria Ottolenghi per Rai Uno, che diffonde presso milioni di famiglie la cultura del balletto accademico come della danza contemporanea.
Anche la Scuola Città di Pavia partecipa di questo fervore: il Gruppo Stabile, formato da circa venticinque allieve e allievi di livello tecnico avanzato, inizia una stagione intensissima di spettacoli non solo in città, ma nelle piazze e nei teatri della provincia. Il pubblico accoglie con calore
e apprezza:

«Fondale del palcoscenico al naturale: piante vere, di medio fusto, con cime leggermente ingiallite di color oro pallido, che cullate da un soave soffio di vento preautunnale, sembravano uscire dal buio della sera stellata come altorilievi viventi e desiderosi di accompagnarsi, sotto il fascio delle luci di vario colore che illuminavano il palco, ai passi, ai tocchi sfuggenti delle danzatrici e dei danzatori. Serata da favola. Pubblico estasiato e meravigliato.» Recensione allo spettacolo di Vidigulfo, in La Provincia Pavese, 13 settembre 1980

Non sempre gli spettacoli all’aperto si svolgono in contesti adatti o in condizioni ottimali: palchi rumorosi, impianti audio e luci “essenziali”, camerini rudimentali, temporali improvvisi costituiscono spesso il contrappasso avventuroso alla meticolosa routine fatta di lezioni e di prove. Non bisogna pensare, tuttavia, che l’accresciuto impegno itinerante della Scuola produca una banalizzazione del repertorio o la ricerca di soluzioni coreografiche “facili”. Al contrario, per Elena Perri Loverdos è probabilmente la stagione più creativa, in cui raggiunge il massimo equilibrio fra armonia propria della tradizione accademica, fisicità contemporanea, maturità espressiva.
Nella tarda primavera 1981, ad esempio, presenta a Casalpusterlengo il brano Dopo la distruzione, libera interpretazione della Musica per archi, percussioni e celesta di B. Bartòk, Canto di primavera dai Carmina Burana di C. Orff (Dal programma dello spettacolo del 2 maggio 1981 a Casalpusterlengo nell’ambito del Maggio culturale Casalese).

Nel settembre dello stesso anno, per le rassegne Pavia città estate e Si va per cominciare Elena Perri Loverdos crea il concerto La danza come modo di essere, dedicato a Jia Ruskaja nel decennale della sua scomparsa: una raffinata antologia di danze che spazia dal neoclassicismo, all’impressionismo, all’espressionismo, al pas d’action, al valzer viennese.
Sempre nel 1981 si apre una breve ma proficua collaborazione con il maestro Lorenzo Girodo,studioso di musica rinascimentale e barocca, per ricreare un quadro esauriente della cultura del tempo, sia popolare sia colta, dove musica e danza costituivano forme espressive complementari. Per Elena Perri Loverdos è l’occasione adatta per riprendere l’esperienza del 1977, con musica dal vivo e coreografie ispirate ai trattati di ballo del XV e XVI secolo. Ne scaturiscono due interessanti spettacoli di rilevanza notevole. Nell’ambito della rassegna Musica, società e cultura dal Medioevo al Barocco promossa dal Teatro Regio di Torino, il 19 marzo 1981 va in scena al Piccolo Regio una Intessitura di vari balletti, fantasie e canzoni con intrattenimenti virtuosi con musiche eseguite dall’Antidogma Art Ensemble.
Sempre per la direzione di Lorenzo Girodo, al Teatro Verdi di Milano dall’8 all’11 aprile viene rappresentato un Concerto di musiche rinascimentali e barocche dell’Ensemble del Riccio intitolato Per sonare, cantare et danzare: ricreationi et arie, inventioni, scherzi et balli. Dodici allieve interpretano alcune danze del XV e XVI secolo, una piva alla ferrarese di Joan Ambrosio Dalza, una pavana, una gagliarda e Les bouffons di Pierre Phalèse; le coreografie sono impreziosite dai bellissimi costumi concessi dal Piccolo Teatro di Milano. L’obiettivo di questa ricerca musicale e coreutica è la contrapposizione tra danze di corte e danze di derivazione popolare, l’alternanza tra danza bassa (strisciata o passeggiata) e danza alta o saltata.

Concerto di danza alla certosa di pavia (1986)
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L’interesse per le radici folkloriche è alla base di un’altra singolare partecipazione della Scuola all’evento Guignol a Chignolo Po che si svolge nel settembre 1981. La ricorrenza ricorda l’antica migrazione dei filatori di seta chignolesi a Lione per volere di Francesco I nel XVI secolo e la nascita del burattino Guignol, tintore di seta dal carattere chiassoso e lingua arguta, creato da Laurent Mourguet nel 1808. Nel 1981 il Comune di Chignolo stringe un gemellaggio con Lione per celebrare il ritorno in patria di Guignol. Presso l’antica filanda, nella nuova Piazza Guignol la festa culmina in una performance di teatro totale e teatro nel teatro: La leggenda storica del cammino della speranza degli antichi setaioli di Chignolo Po a Lione, per la regia e sceneggiatura di Pino Correnti, direttore artistico del teatro Manzoni di Milano, scenografie di Antonio Lampugnana, gioielli Emilio Raggi; allo spettacolo prendono parte attori professionisti e non, gli sbandieratori di Asti, la banda musicale di Castiglione d’Adda, la Scuola di danza Città di Pavia, il Teatro dei burattini Le balcon de Guignol.


Grand Guignol (1981)

Nel 1982 un altro prezioso riconoscimento: l’Amministrazione Comunale sigla un gemellaggio con la città di Vilnius e la Scuola di danza Città di Pavia viene selezionata tra le eccellenze cittadine per rappresentare Pavia in Lituania nel mese di settembre. Il programma scelto da Elena Perri Loverdos focalizza alcuni elementi distintivi della cultura musicale italiana e della “italianità” in senso teatrale. Vengono infatti privilegiati compositori italiani come Vivaldi e Respighi, adatti a mettere in luce le qualità armoniche e tecniche delle danzatrici; Verdi e Puccini rappresentano la tradizione del melodramma, ne esprimono l’anima romantica e più drammatica, valorizzando le capacità interpretative delle soliste; l’italianità giocosa delle maschere è invece il tema della Suite Italienne di Stravinsky, musicista rivoluzionario nella storia del balletto; Schubert, Satie, Balanchivadse e Zinzadse sono un omaggio al repertorio pianistico prediletto.
La preparazione delle coreografie è scrupolosa: durante l’estate il Gruppo Stabile danza lo stesso programma in una quindicina di spettacoli nei quartieri della città, in provincia e in Valtellina, anche con lo scopo di autofinanziare - in parte - il viaggio.
Le due esibizioni a Vilnius sono accolte da un pubblico numerosissimo ed entusiasta. Se la tournée in Unione Sovietica costituisce un importante attestazione di valore da parte delle istituzioni pavesi, curiosamente la stampa locale tace, limitandosi a una brevissima notizia prima della partenza. Alcune coreografie erano state presentate nel saggio finale di giugno, la cui recensione era stata anzi piuttosto asciutta:

«C’è comunque da riconoscere a tutte le interpreti un grande amore per il proprio lavoro ed un senso di responsabilità davvero esemplare che non manca di entusiasmare il pubblico.» F. Cornara in La Provincia Pavese, 6 giugno 1982

Il 20 aprile 1983 va in scena al Teatro Fraschini un altro concerto di danza: si tratta di un evento benefico in favore della Lega Italiana contro i Tumori, organizzato da Rotaract e Leo Club di Pavia con il Patrocinio dell’Assessorato alla Cultura, Partecipazione, Sport e Tempo Libero del Comune di Pavia. Davanti a una platea gremita, da grandi occasioni, il Gruppo Stabile si presenta con una compagine di ben quarantadue danzatori dei corsi intermedi e avanzati12. Ancora una volta, al di là del successo di pubblico, colpisce il livello tecnico ed esecutivo raggiunto:

«Lo spettacolo ha offerto la prova migliore di una qualità di gruppo che di anno in anno si perfeziona. Non ci sono fuoriclasse, ma molta disciplina, voglia di fare, energie, uno stile accademico virtuoso e armonioso.» F. Cornara in La Provincia Pavese, 22 aprile 1982

Il giudizio della critica è forse un po’ severo: negli anni immediatamente successivi, infatti, alcuni allievi della scuola intraprendono la carriera professionistica: Beatrice Belluschi, Teobaldo
Soldà, Anna Vigo.
Inderogabili interventi di restauro e adeguamento. La danza pavese, che sta sviluppando nuove identità con il nascere di nuove scuole, si adatta a un diverso spazio scenico, più ampio ma infinitamente meno suggestivo: il Palazzo dello Sport di via Treves. Contemporaneamente, Pavia vive una fase di indubbio ripiegamento culturale, segnato dalla progressiva riduzione delle occasioni di performance, di collaborazione e sinergia di idee tra la città e il mondo della danza.
Nella produzione di Elena Perri Loverdos si affacciano nuove sollecitazioni musicali: si collocano in questi anni le prime concessioni al ragtime di Joplin e al jazz di William Russo e Bernstein, fino alla bellissima Rapsodia in blue di Gershwin (1985). Riemerge invece l’espressionismo in due potenti coreografie: Cosmogonia (1986) racconta la parabola vitale dell’Uomo nell’eterno ciclo degli elementi e dell’universo. Conflitti (1989, su musiche di Bartòk e Prokofiev) mette in scena la pulsione umana per la guerra, che solo davanti alla distruzione si scioglie alla compassione e alla solidarietà.
Il Gruppo Stabile si rinnova nei suoi componenti, ma mantiene una solida identità tecnica e interpretativa, come evidenzia il concerto del settembre 1986, con il palcoscenico collocato davanti alla maestosa facciata dell’Abbazia della Certosa:

«L’equilibrio espressivo, la duttilità degli atteggiamenti, la proprietà delle relazioni tra suono ed immagine testimoniano di uno spirito di ricerca vigile, di un discorso già delineato nei suoi presupposti, di un lavoro in progress. Basato prevalentemente sui grandi ensemble di alta efficacia spettacolare, il Concerto di danza è stato interpretato da un gruppo di artisti capaci di passare da uno stile all’altro senza difficoltà, con concentrazione e sensibilità, formando un collettivo che sa donarsi alla poesia, alla filosofia ed alla cultura della coreografia.» F. Cornara in La Provincia Pavese, settembre 1986


Suite italienne (1982)

Nel 1992 ricorre il quarantesimo anniversario dalla fondazione della Scuola. Allieve, ex allieve, istituzioni politiche e culturali della città sono concordi nel celebrare con uno spettacolo l’importante traguardo:

«Elena Perri Loverdos in questo quarantennale, pur segnato profondamente da grandi mutamenti, superficialità consumistica e conformismi alla moda, ha proseguito coerentemente nella sua strada non rinunciando mai a quelle linee portanti che hanno determinato l’immagine estetica e “ideologica” della scuola stessa: non tanto e non solo la fedeltà alla lezione accademica di matrice russa, quanto piuttosto la volontà di svolgere un’attività sempre sottesa da una costante tensione etica ed educativa che insegnasse unitamente ad uno stile di danza una filosofia di vita, un modo di porsi, oltre che davanti a un tecnico-artistico, davanti al reale.» F.Cornara, in La Provincia Pavese, 30 aprile 1992


Conflitti (1987)

La Scuola di danza Città di Pavia si esibisce il 18 dicembre 1992 in un concerto di danza nella sala del Castello Polisala: il Gruppo Stabile presenta un programma misto su musiche di Prokofiev, Kreisler, Faurè, Schubert, Vivaldi, Caikovskij, Bach, Bernstein, Russo e Joplin; danzatrice ospite è Beatrice Belluschi, ora professionista al Teatro Regio di Torino. Sono presenti il Vicesindaco e Assessore alla Cultura Ferruccio Quaroni e Fiorenzo Grassi, direttore del Teatro Fraschini, che consegnano a Elena  Perri Loverdos la Benemerenza del Regisole per premiarne l’instancabile azione educativa e culturale condotta con «grande pazienza, umiltà, dedizione, con la qualità del lavoro svolto, la serietà dell’impegno, la devozione professionale.» (F.Cornara, in La Provincia Pavese, 18 dicembre 1992)
La Signora affida il proprio ringraziamento a un discorso che viene letto da Teobaldo Soldà: dopo aver ripercorso le tappe della propria carriera, la vocazione, le fatiche e le soddisfazioni di quarant’anni di insegnamento, conclude:

«Così si è avviata, sviluppata, e diciamo pure consunta la mia stagione. Nell’atto di ritirarmi e di affidare a forze più fresche e più giovani quanto mi è riuscito di realizzare, non mi resta che formulare l’auspicio che quanto ho fatto per la danza nella mia Scuola e anche quanto mi è riuscito di diffondere in città e in provincia abbia seme, e che di chi mi seguirà possa dirsi, come nelle parole di Ettore al figlio: “Non fu sì forte il padre”.» Dattiloscritto con notazioni autografe, letto da Teobaldo Soldà in occasione del quarantennale della Scuola il 18 dicembre 1992; archivio della Scuola di Danza Città di Pavia

Elena Perri Loverdos lascia l’insegnamento nel 1995 all’età di 73 anni compiuti, dopo aver messo in scena Prometeo, sua ultima coreografia per il saggio finale. Con queste parole, Fiorenzo Grassi definisce nel 1992 l’esperienza di Elena Perri Loverdos e della sua scuola di danza.

«Che bella storia, la sua storia fantastica, un grande sogno che si è realizzato per tramandare una disciplina poetica e romantica».

Il rapporto con la città di Pavia è stato indubbiamente un dialogo intenso e molto reale; e come tutti i rapporti di lunga durata ha conosciuto momenti di entusiasmo e collaborazione feconda, ma anche di stanchezza e di silenzio. La danza della Signora ha attraversato quarant’anni di storia pavese rappresentando un punto di riferimento per tre generazioni di bambine, ragazze, famiglie, istituzioni politiche, culturali e sociali della città. Il senso di questa esperienza era già racchiuso in quella prima, abile titolatura ideata per non turbare i ben pensanti. La Scuola di Ginnastica Ritmica, Estetica e Musicale conteneva già i tratti distintivi dell’intero percorso professionale futuro: disciplina del corpo, solida cultura musicale, cultura e sensibilità artistica. C’era poi l’aggettivo “Estetica”: la danza di Elena Perri Loverdos è stata davvero educazione al bello e all’armonia, e la Signora per prima ha incarnato l’idea di equilibrio, garbo e gentilezza, senza rinunciare mai a una disciplina rigorosa e ferma.
Quanti insegnanti attraversano la vita di bambini e adolescenti senza lasciare traccia? La Signora Perri ha lasciato un’impronta forte nella vita di tre generazioni, insegnando il valore dell’impegno, della bellezza, dell’armonia di forza e delicatezza. Per qualcuno la danza è diventata ragione di vita, per altri passione irrinunciabile, per altri ancora un ricordo dolce sfumato dalla lontananza. Per tutti, più o meno a lungo, l’idea di “scuola di danza” è diventata sinonimo di famiglia, rifugio, emozione.


Poggio a Caiano

luglio 1980

Carmina Burana

Poggio a Caiano, 1981

Rapsodia in blu

1985

Bolero

Castelsangiovanni, 1988

Danubio

Certosa di Pavia, 1986

rag time

Certosa di Pavia, 1986

Cosmogonia

1986

Conflitti

1987

Conflitti

1987

Milhaud - sonatina per clarinetto e piano

1981

Pettegole

Rachmaninov preludio op.3 n.2

1981

Dopo la distruzione

1981

Clair de lune

1994

Vilnius

Lituania - URSS, 1982

In partenza per Vilnius

1982

Applausi

Danze del Rinascimento

teatro Regio - Torino, 1981

Piva alla ferrarese

teatro Regio - Torino, 1981

Romanza sentimentale

1988

Tempo di vedere

1988

Prometeo

1995

carmina burana

1980

Rapsodia

1983

Foto di gruppo in palcoscenico

1980

Prometeo

1995

Chiaro di luna, Beethoven

Omaggio a Jia Ruskaja, 1981

Giovanna D'Arco

1982

Gymnopedie

1990

B. Britten: le voci dell’orchestra

1980

comitato di scopo "in ricordo di elena perri loverdos, la signora della danza"

Il comitato

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